mandiamo Padoa Schioppa a zelig


Il ministro Padoa Schioppa ha spiegato la finanziaria: detrazioni, tra i 400 e i 900 euro in 3 anni per i giovani tra i 20 e 30 anni, sull’affitto della casa in cui abitano (senza genitori ovviamente).
Poi ha condito la grandissima manovra economica con una frase che è uno spot pubblicitario: “MANDIAMO I BAMBOCCIONI FUORI DI CASA”.
Personalmente io non so come commentare una frase che il ministro non può che aver pronunciato solo dopo 8 bicchieri di lambrusco, perchè se pensa che bastino 400 euro in 3 anni (10 euro al mese) ai “bamboccioni” per farli uscire di casa, o Padoa Schioppa vive in un atollo nel Pacifico o ha studiato economia con Cepu.
Forse, più semplicemente, starà pensando a una nuova carriera: lui e Grillo potrebbero scambiarsi le professioni.

mandiamo Padoa Schioppa a zeligultima modifica: 2007-10-04T20:15:00+02:00da myenvy
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2 pensieri su “mandiamo Padoa Schioppa a zelig

  1. Il Ministro Padoa-Schioppa non sembra avere le idee troppo chiare. Anche ora che ha parzialmente rettificato le sue infelici dichiarazioni: la colpa in realtà sarebbe – così si è corretto – della generazione dei sessantottini, in quanto troppo “permissivi” nei confronti dei figli.

    In realtà, è certamente vero che la “colpa” della situazione tragica in cui versano oggi i giovani è proprio di quella generazione (in realtà, si tratta di coloro che sono nati orientativamente tra il 1935 e il 1950), ma non certo perché troppo “permissivi”, quanto piuttosto perché si è trattato (con le dovute ovvie eccezioni, che confermano la regola) di una generazione di parassiti che ha “rubato” il futuro dei propri figli attraverso un uso spregiudicato del debito pubblico negli anni ’70 e ’80. Il ricorso al debito pubblico ha generato una ingente ricchezza privata delle famiglia, cui corrisponde una desolante povertà pubblica, e nel frattempo questo enorme debito pubblico pesa *tutto* sulle spalle delle generazioni più giovani.

    In altre parole, la società è stata letteralmente “spolpata” da questa generazione di parassiti (oggi saldamente al potere, sia dal punto di vista economico che politico), e proprio come conseguenza di ciò oggi ai giovani (i “bamboccioni”) vengono negati tutti quei fondamentali diritti (lavoro stabile, pensione dignitosa, casa) proprio nella misura in cui è necessario preservare i corrispondenti diritti (lavoro parassitario e intoccabile, pensioni generosissime in rapporto a quanto versato, reddito da affitto da seconda casa, ecc.) usurpati (pardon: “acquisiti”) dalla generazione precedente.

    Da tutto questo deriva, evidentemente, che gli aiuti intrafamiliari-intergenerazionali che le famiglie danno ai figli (inclusa – a maggior ragione, e quale minimum – la possibilità di restare a casa fino a 30 anni, e oltre) non solo non può essere considerata in alcun modo una “graziosa concessione”, ma viceversa deve essere considerata come un obbligo “morale” (che peraltro sarebbe opportuno potesse trasformarsi presto in un vero e proprio obbligo giuridico).

    Si tratta infatti, in altri termini, della semplice *restituzione*, a livello micro (familiare), di una quota *minima* di quanto sottratto a livello macro (strutturale) nel passato (-> debito pubblico) e nel presente (-> lavoro precario *solo per i giovani*, riforma delle pensioni *solo per i giovani*, mercato della casa caratterizzato da prezzi esorbitanti *solo per i giovani*, giacché la “generazione dei parassiti” la casa – e spesso anche la seconda casa – l’ha comprata in modo relativamente facile: come è noto, l’80% delle famiglie è proprietaria della casa in cui abitano).

    Forse la lettura di questo “manifesto” (elaborato nel 2005, quando si parlava pochissimo del “problema giovani”) potrebbe essere di aiuto al signor ministro, che – non ha caso – è nato nel 1940, e per il quale la realtà attuale sembra non essere perfettamente intellegibile:

    Manifesto di Democrazia Giovanile

    http://www.democraziagiovanile.it

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